domenica 23 settembre 2012

mondolè

mondolè da prato nevoso
il monviso dalla base del mondolè

il monte mondolè pur non essendo il più alto della valle monregalese, offre una vista incredibile su tutto il nord italia, e vi regalerà una bellissima escursione senza particolari problemi. sarà anche perchè è considerato un monte "facile" da salire e tutto sommato anche in tempi brevi, effettivamente un' ora e mezza o due per arrivare sulla vetta non sono certo da considerarsi un percorso lungo.purtroppo però noi partiamo da genova, e quindi dobbiamo considerare almeno un paio d'ore per

presentarci al rifugio balma (1833 m.s.l.m.) punto di partenza della nostra escursione.
torniamo per un attimo a genova, dobbiamo dirigerci verso savona, e quindi prendere per torino l'autostrada A6. a mondovì abbandoniamo la savona torino e proseguiamo sulle strade statali e provinciali che ci portano verso le località sciistiche di artesina e prato nevoso, meta quest' ultima di partenza della nostra gita.
giunti a prato nevoso, e percorsa la prima salita che ci porta al piazzale dove sono presenti diversi impianti di risalita, imbocchiamo la sterrata che sale sulla destra e che ci condurra in una decina di minuti al rifugio balma.
partenza
dopo un eventuale caffè è l'ora di incamminarci verso il monte mondolè, non avremo difficoltà ad individuarlo.... è li basta guardare di fronte a noi.
contrafforti del mondolè
monte fantino
ci incamminiamo lungo la sterrata per un centinaio di metri, quando la  lasciamo per iniziare a salire ripidi sotto l'impianto di risalita che termina poco più in alto.
è qui che il nostro sentiero F3 flette a sinistra, passa alla base del versante meridionale delle rocche giardina; continuiamo a salire seguendo il segnavia rosso e giallo che ci accompagnerà per tutto l'anello, effettivamente non lo abbiamo ancora sottolineato, ma saliamo dal versante meridionale per poi scendere dalla dorsale di nord-ovest; ben presto la salita riprende ripida e un po' scalinata, con un lunghissimo traverso che alterna tratti più ripidi ad altri meno pendenti; quando il sentiero giunge ad una panoramica colletta prativa , si piega decisamente verso nord, lungo il sentiero che costeggia una zona carsica ricca di piccole doline.stiamo salendo lungo la cresta sud, inizialmente ripida ma ampia e verso la vetta sempre ripida e con passaggi leggermente esposti dove bisogna prestare un po d'attenzione, e talvolta aiutarsi anche con le mani per superare alcuni passaggi.
panoramica con doline carsiche
la cima ci appare da un momento all'altro quasi come non ce lo saremmo aspettati.
dalla vetta se siamo fortunati potremo ammirare un panorama incredibile: dalla relativamente vicina genova alle più lontane alpi apuane, dal vicino monviso, al lontanuccio cervino, tutti i monti del monregalese: il mongioi, il fantino, il pizzo d'ormea e le bellissime alpi marittime con il massiccio dell'argentera inconfondibile da qualsiasi punto lo si guardi.
panoramica dalla vetta
insomma una vista a 360 gradi che regala grande soddisfazione, anche perchè siamo a 2382 m.s.l.m. e anche se abbiamo fatto 550 metri di dislivello li abbiamo fatti salendo abbastanza velocemente, e scopriremo che la discesa si rivelerà forse più faticosa, quantomeno per i legamenti....
il laghetto del mondolè
non possiamo quindi permetterci che i muscoli si raffreddino troppo, e dopo una pausa non eccessivamente lunga riprendiamo il cammino per tornare a valle.
scendendo
seguiamo ora la cresta ovest, segnavia F1 verso artesina sempre tacca giallo rossa che scende lungo il crinale di una piccola e profonda conca di origine carsica, sul fondo della quale si trova il minuscolo laghetto del mondolè, un nevaio naturale che è possibile trovare con neve anche in agosto.... non è stato il caso nostro; poco prima di raggiungere la base della conca si abbandona il sentiero per artesina e si piega verso est seguendo il segnavia F6 che ci porterà alla base del mondolè, da qui il sentiero è abbastanza intuitivo e in vero libero di modifiche più o meno fantasiose, tagliando qua e là comunque torneremo all'impianto di risalita e dopo l'ultima ripida discesa nuovamente sulla sterrata che ci condurrà nuovamente presso il rifugio dove a questo punto un panino con il raschera non potrà che darci una infinita gioia.
sotto la vetta
per quanto riguarda i tempi di percorrenza potete considerare tra le tre e le quattro ore di marcia tra andata e ritorno.... chiaramente si può fare anche in meno tempo, ma come sempre anche per godere del paesaggio teniamoci abbondanti.la scala della fatica invece si merita un III° grado: non è eccessivamente lunga come camminata, ma sicuramente ripida, a tratti esposta e comunque ad una certa altitudine.
non possiamo dire molto altro di questa escursione per diversi motivi, il primo è che qui si parla di montagna, quella vera. effettivamante questa escursione è programmabile da maggio a settembre, tenete conto, eventualmente vogliate cimentarvi in questa gita, del meteo; secondariamente ma non meno importante questo blog parla più che altro di monti liguri, e qui se pur vicinissimi non è il nostro territorio, lo conosciamo poco o niente, vi segnaliamo alcuni interessanti link nel caso vogliate approfondire l'argomento.
un ringraziamento particolare a titti e mauri, eccellenti ospiti e grandi amici che mi hanno accompagnato e guidato sui loro monti.
itinerari
il mondolè descritto seriamente
le foto di mauri

domenica 9 settembre 2012

groppo rosso


l'escursione dell'anello del groppo rosso è come tante altre gite che abbiamo avuto occasione di fare
una di quelle escursioni che non ti aspetti.
abbiamo già avuto modo di parlare nei post precedenti della val d'aveto, forse non abbiamo detto nulla di
s.stefano d'aveto, bene la nostra tappa parte proprio da qui, quindi è necessaria una breve intro su questo paese montano:wiky-link.

veniamo al nostro trakking: la strada per arrivare a s.stefano la trovate sul post del monte penna,
giunti in paese dovrete arrivare poche curve più in alto al piazzale della funivia; in realtà vi fermerete poco prima: salendo con l'auto non vi sfuggirà sulla sinistra un grosso masso dove è segnalato l'inizio del sentiero, pochi metri più avanti sulla destra alcune costruzioni con anche un bar, potrete posteggiare l'auto qui e indossati gli scarponi prenderete il sentiero sulla sinistra visto poco prima e indicato con un cerchio giallo vuoto che sale ripido per una mulattiera.
al primo bivio sulla sinistra seguite le indicazioni per "prato della cipolla".
attraversiamo in salita numerosi ruscelli, le pareti rocciose che avremo davanti sono quelle dell'imponente "maggiorasca",
dente della cipolla
dopo alcune faggete  ritroviamo la pianura presso il "pian della cipolla" sovrastato dall'inconfondibile guglia del "dente della cipolla".
prato della cipolla
qui troveremo una costruzione con tavoli e panche e delle fantastiche griglie utilizzabili da chiunque si sia attrezzato con carbonella e bistecche.
ma voi sportivoni non avendo ben chiaro cosa vi avrebbe riservato la camminata siete partiti con un più leggero panino con la mortadella,
quindi dopo una breve sosta, tornerete leggermente indietro per imboccare il sentiero che ora (volgendo le spalle al prato) avrete sulla destra,
incrocieremo diversi sentieri segnati dal "cai".
la nostra prossima tappa di avvicinamento è presso il rifugio "astass", seguiremo quindi le indicazioni che attraversando faggete e dolci sali scendi ci condurranno in una piccola radura dove sorge questo riparo aperto tutto l'anno e dove all'occorrenza è anche possibile dormire.
come per ogni riparo montano, anche questo è minimamente attrezzato, se doveste decidere di passarvi anche solo che una notte è assolutamente necessario lasciare il rifugio meglio di come lo si aveva trovato.
rifugio astass

detto questo sappiate che per arrivare alla vostra meta manca davvero poco.
dal lato opposto a quello di entrata al rifugio sono presenti due vie: una ci porta diretti sul groppo rosso (sinistra), l'altra, se volete allungare ulteriormente la gita vi condurrà
sino alla sommità del "monte roncalla" (1685 m.s.l.m.); da qui potrete godere della vista sulla "ciappa liscia" e sulla sottostante "valle tribolata".
ma stiamo sul pezzo, in pochi minuti vi affaccerete sulla cima del "groppo rosso"(1585 m.s.l.m.).
groppo rosso

due guglie del groppo rosso
strapiombo
anche qui è buona norma prestare un pochino d'attenzione, le pareti sono a strapiombo, e la roccia erosa dagli elementi si sfalda facilmente è molto particolare come cima, si tratta di tre grosse guglie arrotondate che si affacciano su santo stefano, anche qui il panorama è vastissimo: dal vicinissimo maggiorasca al penna all'aiona, e chiaramente in fondo alla valle: santo stefano.
il maggiorasca, sulla destra il penna
santo stefano


dopo che avrete fatto le foto di rito e dopo aver goduto del panorama, passando da una guglia all'altra del groppo, si scende lungo un sentiero tra i faggi.
cresta del birillo
bisogna dire che qui le indicazioni diventano quasi inesistenti, e bisogna affidarsi anche un pò all'intuito.

sappiate che avvistata la cresta del birillo, facilmente riconoscibile perchè forma una sorta di forcella con la sommita del groppo rosso, e superata una vasta pineta procediamo con ampi tornanti fino ad un bivio dove a sinistra prendiamo il sentiero segnato "fie" che scende in maniera piuttosto ripida lasciandovi sulla sinistra quindi la base del monte che sale vertiginosamente come una lama.
vicino ad un ruscelletto troverete una recinzione, si prosegue in discesa attraversando diversi rivi
per arrivare superato un ultimo torrente, presso alcune villette.... siete arrivati sbucherete di fianco, infatti, a dove siete partiti.
per quanto riguarda la tempistica, questo con passo tranquillo è un giro che si fà in quattro ore circa, alle quali però vanno aggiunte le pause varie che in genere tra una cosa e l'altra per un'escursione di questo tipo per essere considerata "godereccia" ammontano ad almeno un paio d'ore il dislivello non è pazzesco, siamo intorno ai 300 metri, però di chilometri se ne fanno, quindi anche se non durissima un III°grado della nostra
groppo rosso dalla base
scala di fatica quest'escursione se lo merita tutto.
pur non presentando difficoltà di carattere tecnico,  il limite di questo percorso è rappresentato dalla segnaletica stranamente insufficiente;
fortunatamente il percorso è abbastanza intuitivo, non è comunque una camminata da affrontare come prima uscita se l'esperienza che si ha alle spalle è di quella volta che avete fatto da boccadasse alla foce... e ritorno con il 31........

monte penna



per quanto riguarda il penna è necessario un breve preambolo sulla vallata che lo ospita.
non siamo in val trebbia chiaramente, e neppure così vicino a genova city, bensì in val d'aveto.
siamo senza dubbio nella vallata più "montana" della liguria, e non solo perchè ospita la cima più alta di tutto l'appennino ligure, (monte maggiorasca 1809 m.s.l.m.) ma anche per i suoi paesaggi assolutamente "svizzeri".
in questa location le escursioni a disposizione sono molte, anche qui avremo modo di scegliere quale sentiero
è più consono alle nostre capacità o più semplicemente alla nostra voglia.
il penna nello specifico è il classico monte che è fatto a forma di monte, se da bambini vi è capitato di
monte penna
disegnare dei monti senz'altro ne avrete immaginato più di uno che ricordi il penna.
bene, se arrivate da genova sappiate che i km in macchina sono parecchi, almeno un centinaio; siamo sul confine tra liguria ed emilia romagna, forse più vicini a parma che alla superba, la strada non è di quelle per stomaci forti, ma abbiate ben presente che si parla comunque di strade di montagna che partono dal mare e arrivano abbondantemente oltre quota mille.
dopo aver masticato il vostro travelgum quindi potrete prendere l'autostrada fino a lavagna, usciti dalla quale dovrete dirigervi verso s.stefano d'aveto,
un' alternativa è quella di salire verso piacenza dalla statale 45, oltrepassare torriglia e in località montebruno prendere la deviazione per barbagelata, da qui proseguire per il passo della scoglina,  successivamente incontrerete il bivio per s.stefano.
da ovunque arriviate prendetevela comoda perchè la strada è lunga, ma sarete ripagati della levataccia dai bellissimi paesaggi che troverete.
prima di arrivare a santo stefano, superato rezzoaglio troverete il bivio per la foresta del penna (strada provinciale 75); salite ancora per una dozzina di chilometri fino ad incrociare sulla destra un'ampia sterrata carrabile.
bivio sp75- sterrata dell'incisa
in inverno questa si trasforma in una bellissima pista per sci di fondo.
ancora un paio di km sullo sterrato, e finalmente giungiamo al passo dell'incisa (1463 m.s.l.m.),dove posteggeremo comodamente.
a questo punto, diversi cartelli suggeriscono percorsi ed itinerari; per salire sul penna dovrete imboccare il sentiero che sale sulla sinistra (rispetto alla vostra direzione d'arrivo).
effettivamente il passo del'incisa è un incrocio importante dell'alta via, e vi renderete conto guardando le carte dei sentieri che ci sono diverse alternative
per raggiungere la stessa destinazione.
passo dell'incisa
è anche vero che quasi due ore di auto per fare una camminata di poco più di un ora non ha molto senso, quindi dovrete a mio avviso programmare un prolungamento nel percorso,
oppure abbinare all'escursione (nel periodo adatto) una camminata nelle faggete del penna alla ricerca di prelibati funghi che qui certo non mancano.
ricordate in questo caso che è assolutamente obbligatorio il tesserino, e sappiate che la forestale non scherza, e non è difficile incontrarla.
quindi, massimo rispetto per il bosco, raccogliete solo funghi dei quali siate certi e non superate i 3 kg consentiti (magari)......

ok, indossati gli scarponi
il cartello in legno indica: monte penna, 0,30 h.ebbene si in poco più di mezz'ora sarete in vetta.
faggeta del penna
bisogna tener conto che il dislivello è di circa 270 metri, essendo la vetta a 1735 m.s.l.m.; detto questo sappiate che tutta la salita si percorre in un bellissimo bosco di faggi, e vista l'altitudine, anche in pieno agosto non dovreste soffrire il caldo;chiaramente in inverno da semplice gita potrebbe trasformarsi in qualcosa di decisamente più pericoloso. 
viste le condizioni climatiche quasi sempre proibitive ( neve, nebbia, e temperature davvero polari).
essendo in montagna anche in estate potrebbe succedere di trovarsi immersi nelle nuvole, bisogna in questo caso prestare un po di attenzione,
panoramica, a sinistra l'aiona, sulla destra pennino e chiodo


invaso di sega
in cima ci sono pareti a strapiombo, è necessario essere cauti....  se invece vi troverete lassù in una bella giornata di sole con il cielo terso, potrete ammirare una porzione di mondo davvero vasta;

oltre ai monti del comprensorio avetano, si distinguono in lontananza le alpi apuane, ma anche la corsica, c'è chi dice di aver riconosciuto il cervino e poi appunto il monte aiona,il maggiorasca, il chiodo, il cantomoro e via dicendo.
riporto un piccolo cenno storico ricavato da wikipedia: il nome "penna" pare derivi dal fatto che gli antichi liguri ritenessero questa montagna dimora del dio celtico "pen".....
sullo sfondo, le alpi apuane
















possibili varianti

vorremmo inserire in questo post anche un paio di varianti decisamente interessanti.
come dicevamo due ore di macchina per un ora di cammino non hanno molto senso..... allora ci sono un paio di valide alternative:
una di queste, la più emozionante, prevede la salita al penna dal lato nord.
l'ultimo pezzo di questo percorso è attrezzato con una catena che ci aiuta fornendoci un solido ancoraggio, si sale a quattro arti motrici, mani e piedi sulla nuda roccia. se soffrite tanto tanto tanto di vertigini non è la gita che fa per voi. nel caso invece ne soffriate solo un pochino, bè questa salita vi regalerà una bella scarica di adrenalina, e non potrete fare a meno di raccontare questa esperienza come la salita all' anapurna......
se invece avete nel vostro dna qualche gene con i ramponi, be allora questo blog non fa per voi......
scherzi a parte, per chi come noi non ha alcuna esperienza di alpinismo, questa salita potrebbe essere considerata come un passo di avvicinamento alle vie attrezzate,  anche se parlare di via ferrata in realtà non ha molto senso in quanto questa ascesa si percorre in tutta sicurezza senza attrezzatura (imbrago, etc.).
i tratti esposti sono brevi, ma sempre con il vuoto sotto di noi, è quindi opportuno prestare molta attenzione.
è sconsigliato salire con la pioggia in quanto la pietra in questo caso diventa molto scivolosa.
è alla portata di tutti, ma sottovalutarne la "pericolosità" potrebbe essere un grave errore, preferiamo quindi parlarne in maniera forse esagerata,ma come già detto, non essendo dei piccoli "messner", vogliamo solo fornirvi delle indicazioni puramente "emotive" e non tecniche.... per queste ci sono siti e blog che potranno levarvi qualsiasi curiosità.

veniamo ora alle alternative: la prima (a nostro avviso la più interessante), prevede un percorso ad anello;
la soluzione del percorso ad anello è ricorrente nelle nostre gite, in quanto qualcuno del nostro gruppo non ama le cose ripetitive, quindi un percorso fatto una volta basta e avanza, e se esiste anche solo
una possibilità di ritornare indietro percorrendo un'altra strada, be sicuramente la nostra cartografa la individuerà.
effettivamente anche se in genere il percorso ad anello è più lungo, è un po come fare due gite in una, e quindi perchè non aprofittarne?
tornando a noi, per questa variante è necessario (invece che imboccare la sterrata) proseguire sulla strada asfaltata (sp75) fino al passo del chiodo, un paio di km oltre la caserma forestale.
posteggiata l'auto troverete facilmente il cartello che indica un ampio sentiero protetto da una sbarra il segnavia del cai è "bianco-rosso 831"  la direzione è: la nave, monte penna; anche il segnavia A5 sarà nostro compagno di viaggio, almeno fino al passo dell'incisa.
imboccato il sentiero ci addentriamo in un bellissimo bosco di faggi in leggera salita, per una ventina di minuti il paesaggio non cambia, ma superata una pietraia ci troviamo sul sentiero che costeggia "la nave del monte penna"
la nave e il monte chiodo
questa particolare valle, è così chiamata per via della sua evidente forma a scafo di nave. da vedere.
proseguiamo ancora brevemente in piano per rientrare presto nel bosco che in ripida salita, oltrepassando un paio di bivi, e continuando a seguire il segnavia A5 ci porta allo scoperto presso la forcella del penna.
da questo punto in avanti sarà solo la pietra a condurci in vetta al penna, non manca molto e il panorama è mozzafiato, la salita è molto ripida e come già detto dovremo prestare molta attenzione.
ci vogliono una ventina di minuti per arrivare in vetta, considerando le necessarie pause per rifiatare e per guardarsi intorno.
sul penna è presente l'immancabile simbolo religioso che in questo caso raffigura una madonna con bambino, è presente anche una cappelletta che può, eventualmente, fungere da riparo.
non ci dilungheremo oltre, abbiamo già parlato della vista, proseguiamo il nostro giro.
pennino, la nave e il monte chiodo
in questo caso dovrete scendere dalla parte boschiva, per arrivare al passo dell'incisa.
il sentiero è ben segnalato, e dopo un breve tratto su pietraia, si entra nella faggeta che ci accompagnerà fino a fondo valle.
sterrata dell'incisa
la discesa non presenta particolari difficoltà, è piuttosto ripida, ma molto ben segnalata e in una ventina di minuti arriverete sulla sterrata già citata in precedenza.
a questo punto in leggera discesa torniamo verso la strada asfaltata (sp75) girando sulla destra appena usciti dal sentiero del penna.
oltrepassata la "segheria nel bosco" avrete anche qui la possibilità di scegliere il da farsi.
se sarete molto ma molto stanchi arrivati alla fine della sterrata potrete riprendere l'asfalto e in un paio di km tornare al passo del chiodo per recuperare il vostro mezzo,chiudendo così l'anello come proposto dall'ente parco.
in alternativa, prendetevi ancora un ora abbondante per concludere la gita in maniera trionfale.
un centinaio di metri prima della fine della sterrata, sulla destra troverete un sentiero pianeggiante che costeggia un rio; questo sentiero è segnato con un bollo giallo.
dopo una prima parte in falso piano e leggera salita, superato un paio di rii, vi troverete al lago glaciale del penna. in realtà chiamarlo lago è generoso, si tratta di una grossa pozza, ma una sosta qui vi ripagherà di tutta la fatica fatta. alzando gli occhi vi renderete conto di essere proprio sotto la cima del monte che avete da poco conquistato, se sarete più fortunati di noi le batterie della vostra fotocamera saranno ancora
cariche e vi permetteranno di fare qualche scatto di questo splendido posto.
ma è giunta l'ora di rimettersi in marcia, ora il sentiero inizia a salire ripido e tortuoso nel bosco, al bivio seguente il segnavia che ci riconduce nei pressi della nave diventa da bollo giallo a triangolo giallo.
ancora uno strappo in decisa salita, e ci ricongiungiamo con il secondo dei bivi incontrati all'andata.
la strada la conoscete, da qui è solo discesa,ripassiamo dalla nave ancora una ventina di minuti e torniamo al passo del chiodo.
per questa variante crediamo che un III° grado di fatica possa essere adeguato.bisogna prestare attenzione ai segnavia, soprattutto nella parte di ritorno,
per il resto una bellissima escursione su uno dei monti più affascinanti dell'appennino ligure.
la seconda alternativa in buona sostanza evita la salita su roccia al penna.
quindi ripercorrete tutta la prima parte dal passo del chiodo fino al bivio che indica la caserma forestale (triangolo giallo), seguite il percorso sino al bivio che indica lago del penna (bollo giallo) o casermetta (triangolo giallo)prendete il percorso per il lago superato il quale, incrociata la sterrata, la imboccherete virando a sinistra sino al passo dell' incisa, da qui come ormai avrete intuito salite al penna attraversando la faggeta. al ritorno seguirete la strada a ritroso, sapendo di poter evitare la parte nel bosco accorciando il tragitto e passando sulla strada provinciale che vi riconduce al passo del chiodo.
per questa escursione i tempi di percorrenza variano a seconda del percorso scelto.
diciamo in linea di massima che si va da poco più di un ora, salendo per il bosco dall'incisa e tornando indietro, a circa 3 ore e mezza se vogliamo invece fare il giro più lungo.
l'anello come proposto dall'ente parco invece, quindi con rientro dalla strada provinciale, e valutato in due ore e mezza. detto che è sicuramente fattibile, ci sembra che questa tempistica non tenga assolutamente conto ne delle soste, e neppure del fatto che non tutti possano avere lo stesso passo e soprattutto lo stesso allenamento.
aggiungete quindi almeno un ora per le piccole pause e anche un paio se invece vorrete gustare a pieno la giornata campestre.
segnaliamo alcuni interessanti link

http://www.trekkinginliguria.it/www.trekkinginliguria.it/Home_page.html

http://www.valdaveto.net/

domenica 2 settembre 2012

monte antola


non è certo stata la prima gita ,o escursione come piace di più chiamarla a noi "walker", questa sul monte antola.

é la prima che inserisco perchè per chi dovesse avvicinarsi al mondo del trakking, credo che questa passeggiata di circa un paio d'ore possa davvero raccontare molto sui paesaggi dell'entroterra ligure.

partenza da casa del romano, a una ventina di minuti da torriglia.

dalla ss 45 si prende per torriglia, superato il centro abitato al bivio sulla sinistra che indica tra le altre: lago del brugneto, bavastrelli, etc. si svolta e si prosegue in salita per pochi minuti fino ad incontrare un altro bivio preceduto da un cartello che ci conferma che siamo nel parco del'antola. tralasciamo il bivio per il lago del brugneto sulla destra e proseguiamo passando sotto l'angusta galleria sulla sinistra.
dopo alcuni chilometri troveremo sempre sulla sinistra un bivio con indicazioni per casa del romano.
da qui in poche curve arriviamo a destinazione (1406 m.s.l.m.).
lasciata l'auto possiamo mangiare una striscia di focaccia con un bianco presso la struttura che si affaccia sulla vallata, oppure se ci sentiamo più sportivi, ci incamminiamo sul sentiero che sulla destra sale ripiduccio verso l'osservatorio.
ne vale la pena, perchè dopo pochi minuti, superato l'osservatorio, la scena che avremo alle nostre spalle sarà all'incirca questa:




il primo tratto superato l'osservatorio e un dolce falso piano, in realtà tutta la gita, fatto salvo l'ultimo pezzo in salita, non presenta particolari dislivelli; basti pensare che la vetta dell'antola è intorno ai 1600 m.s.l.m. 
si prosegue alternando ampi spazi popolati da mandrie al pascolo, con passaggi in boschi di latifoglie...
incontrerete due cancelletti rustici sul percorso, dovrete semplicemente aprirli e richiuderli alle vostre spalle.
da qui la mulattiera sale dolcemente fra boschetti e prati con ampie vedute sull'alta valle del brugneto, poi contorna a sud la cima erbosa del monte delle tre croci; scendendo lungo lo spartiacque boschivo si giunge al passo delle tre croci, lasciamo a sinistra il sentiero con due rombi gialli e proseguiamo sul falso piano lungo la faggeta; scendiamo leggermente sul lato che si affaccia sulla val trebbia fino ad incrociare il sentiero proveniente da caprile; seguiamo ora la dorsale verso sud-ovest che salendo ci porta a scavalcare l'anticima dell'antola; attraversiamo la conca erbosa sotto la calotta sommitale dela nostra meta e in pochi minuti conquistiamo la vetta.


dalla cima del monte si gode un panorama impareggiabile che spazia dai vicini monti ebro e lesima (nord), alle vette del gruppo maggiorasca e  monte penna fino alle alpi apuane (est), se si è particolarmente fortunati in quanto a visibilità, riusciremo a distinguere l'arcipelago toscano e la corsica (sud) e infine l'appennino ligure e l'arco alpino nord-occidentale (ovest)  a sud-est invece proprio sotto i nostri occhi, il bacino artificiale del brugneto.
se poi il vostro pranzo al sacco si rivelasse non del tutto soddisfacente, potreste raggiunge in dieci minuti circa, il rifugio parco antola; 
scendendo il crinale dalla parte opposta a quella di arrivo si oltrepassa il vecchio rifugio abbandonato e seguendo le indicazioni arriverete presto presso l'accogliente costruzione da poco ristrutturata, che potrà offrirvi qualsiasi servizio del quale potreste avere bisogno o semplicemente voglia.

ci sono diversi percorsi per salire sull'antola, qui ne citiamo solo uno che tra le altre cose è anche quello meno faticoso, come dicevamo all'inizio forse una delle mini-escursioni più affascinanti per iniziare a camminare sui nostri monti.
quasi dimenticavo, per questa camminata il grado della scala di fatica è un II°.

di seguito alcuni link utili a pianificare gite su questo monte definito da molti "la montagna dei genovesi"